Non può essere certo considerato un caso che le maggiori società di collecting siano dichiarate per statuto
prive di scopo di lucro, anzi alcuni Paesi lo impongono per legge; addirittura negli Stati Uniti, dove il profitto
è considerato un valore fondante della società, le due maggiori società di collecting operano
dichiaratamente senza tale fine.
In realtà non si tratta di una mera coincidenza, ma di una scelta matura e consapevole: il diritto d’autore
non può essere considerato una merce come tutte le altre e non può essere ridotto ad una comune attività
commerciale ma comprende un valore aggiuntivo che consiste nella tutela della identità culturale nazionale.
Assicurare il giusto compenso a tutti i creativi significa garantire la continuità e lo sviluppo della cultura
popolare che è patrimonio globale dell’individuo e dei gruppi sociali di appartenenza.
Una seconda considerazione va dedicata al mercato di riferimento nonché agli strumenti necessari per
svolgere con efficienza ed efficacia l’azione di tutela del Diritto.
Il mercato attualmente, né si possono immaginare irrealistiche espansioni, fornisce a mala a pena le risorse
necessarie ad assicurare il mantenimento di una struttura in grado di assicurare sull’intero territorio
nazionale la salvaguardia di un Diritto, immateriale per definizione, soggetto a fenomeni gravi di evasione e
ad altri abusi (quale è ad esempio la falsa programmazione).
Spacchettare i proventi, così come proposto recentemente dal Ceo di FIMI Enzo Mazza, tra chi si dedica ad
attività di raccolta con alto valore aggiunto e chi invece è delegato ad attività estremamente onerose,
significa, molto semplicemente, rinunciare ad assicurare un alto livello di tutela alle opere creative oltre che
gravare con ulteriori costi sugli aventi diritto, di qualsiasi natura.
Né alcun pregio ha l’osservazione di chi afferma che il monopolio legale resiste in pochissimi paesi, perché a
chi ha onestà intellettuale è ampiamente noto che laddove non c’è monopolio legale esiste, consolidato da
anni, un monopolio di fatto.
Monopolio legale e di fatto si differenziano esclusivamente per la storia politica, culturale e giuridica dei
diversi Paesi e non certo per gli obiettivi che debbono garantire.
Tutela dei valori e dell’identità culturale non sono evidentemente alla portata o semplicemente non
interessano chi si fa paladino di un concetto, genericamente enunciato, di libera concorrenza, che
unicamente mira a creare utili per soggetti privati.
L’emendamento è durato il breve volgere di un mattino ed è stato dichiarato inammissibile in sede di
valutazione della “legge europea 2017”, resta, comunque, la conferma che attorno al business del Diritto
d’Autore si agitano appetiti non sempre trasparenti, che certamente non demorderanno.
Comunque l’emendamento ha avuto l’effetto del “sasso nello stagno” considerato che dal quel momento, e
da diverse posizioni, si sono susseguite prese di posizione sull’argomento, molte delle quali chiaramente
ispirate al desiderio di cogliere un’occasione e realizzare lucrosi affari sul Diritto d’Autore.